Gocce di ciliegio

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view post Posted on 16/12/2010, 19:51
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» I'm a Raccoon!

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La luce che passava nelle fessura della tenda,si posava sul mio viso addormentato e pian piano mi costrinse ad aprire i miei occhi pieni di sonno arretrato. Quella notte non ero riuscita a dormire per l'eccitazione,un semplice pensiero mi rimaneva fisso nella mente,oggi avrei lasciamo la mia famiglia per intraprendere un viaggio di cui non sapevo la destinazione,molto probabilmente avrei camminato giorni senza risultati,ma cosa importava? Non avevo più dittatori che decidevano la mia vita. Con fatica mi alzai dal letto e incominciai a passi lenti a prepararmi,non avrei salutato nessuno,tanto al loro risveglio sicuramente avrebbero notato la mia assenza e assoceranno quel vuoto alla mia partenza. Presi il mio zaino che la sera prima avevo preparato e me lo misi sulla spalla destra,mi diressi senza far rumore verso la porta e aprendola sentii il fresco della mattina accarezzarmi il viso stanco,uscii e delicatamente chiusi la porta dietro di me per non fare rumore.
Camminavo senza nessun pensiero che vagava nella mente e con il sorriso in volto osservavo tutto ciò che mi passava vicino nel mio cammino lento,ma allo stesso tempo eccitato. Volevo correre per raggiungere il prima possibile una nuova destinazione,un luogo che non avevo mai visto a causa delle severe regole di mio padre,ma più camminavo e più la radura si faceva fitta e la luce del sole a fatica riusciva a passare tra le fronde degli alberi. Alcuni animaletti,di piccola statura al mio passaggio o scappavano o mi guardavano incuriositi dalla mia presenza, continuavo a sorridere inconsciamente e il tempo passava incurante del fatto che pian piano mi stavo perdendo in quel bosco che mai avevo attraversato. Non volevo pensarci o almeno non mi accorsi nemmeno che mi ero persa,perchè la mia attenzione era posata su ogni tipo di colore che la natura riusciva a far nascere.
Sentii un rumore provenire dalla mia sinistra anche se era troppo lontano,mi fermai per controllare meglio se c'era qualcuno ... Scrutai in quel buio tanto misterioso,ma non vidi nulla. Approfittai di quel momento di distrazione per vedere dove effettivamente ero finita e mi accorsi che la retta via era smarrita.

Non credevo che sarei riuscita a perdermi in così poco tempo....

Cercai di capire che ore erano grazie alla posizione delle piante e un po' sbalordita mi accorsi che erano già passate otto ore da quando ero partita da casa mia.
Rimasi ancora un po' ferma per provare a ritrovare la strada del mio cammino non idealizzato,alla fin fine sapevo dove volevo andare,ma sicuramente questa strada non mi stava portando in un posto piacevole.
Mi sedetti per terra un po' demoralizzata ...

Beh ... tanto vale riposarsi un po' e poi ricominciare a camminare,ma questa volta nel verso opposto.
 
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view post Posted on 20/12/2010, 18:23
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Tixend, per chi si ricorda ancora

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Tante volte aveva sentito parlare degli Elfi, mistici e magici quanto misteriosi, e, conoscendone solo uno, gli venne voglia di visitare finalmente dove stessero questi Elfi, e magari fare un poco di soldi, tanto da farsi una casa decente.
La vita da stonestar girovago è sì pittoresca e leggendaria, ma bisogna pur fare i conti con la pioggia, il vento e i barboni che cercano di derubarti. E la pancia vuota.
Comunque, il Santo si trovava oltre l'Adrion, e da lì iniziò il suo viaggio verso Inismir, sperando che non ci fosse troppo freddo.
Dopo due giorni di buon cammino, solo, per immense valli verdi, non poco diverse da quelle dell'Impero, si ritrovò praticamente all'inizio di un piccolo boschetto di pini lussureggiante, in cui si addentrò, contando di non perdersi.
Ore dopo, il Santo si accorse che stava dirando in tondo, e che aveva perso la via del ritorno.
Sì, succede quando vedi come dei sentieri fra gli alberi, vie intricate tra i tralci, i legnetti e le pigne, quando invece è solo la tua fervida immaginazione che pensa di sapere di andare dritto.
D'altronde lo sprovveduto era andato senza mappa, con l'aiuto delle sole indicazioni.
Amareggiato, decise di sedersi, esausto dopo un lungo cammino a vuoto, in un posto che gli pareva meno uguale degli altri e prese la sua inseparabile chitarra-ascia.
Si sedette sotto un albero e poggiò la sua casacca, quasi vuota.
Distrattamente, si tagliò il mingolo destro con la lama della chitarra.
- Ah, porca miseria - imprecò tra sè e sè.
- Non servono a una beneamata milza - pensò, riferendosi alle lame.
Uno strumento strabiliante rovinato e corrotto.
Non sapeva sotto quale effetto di quale alcol, o droga, o puzza di piedi aveva montato quelle lame.
Lo pensava sempre, e non provvedeva mai.
Anzicchè iniziare a deprimersi, cercò di consolarsi con una bella canzone, che aveva scritto prima di essere buttato via a calci dalla band.
Non ricordandosi perfettamente, cazzeggiò con il cantino finché non si ricordò:


Ora il nostro Santo era completamente assorto dall'assolo che stava eseguendo e guardava a vuoto a destra e a sinistra, senza pensare a niente, con una gran bella faccia da scimmia.
 
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Lord Feffo
view post Posted on 3/1/2011, 01:49




Vind sentiva nostalgia di casa. Si trovava in città, una città rumorosa e sporca, completamente diversa dal bosco dove era cresciuto, un luogo paradisiaco dove la buona musica regnava sovrana sopra ogni altro suono. Non che a Vind non piacesse la città ma dopo molti anni sentiva il bisogno di ricongiungersi alla natura. Decise di partire e passare qualche giorno in un bosco non molto lontano dalla città. All'alba Vind si trovava già alle porte della città con uno zaino riempito solo dalla sua frutta e qualche corda. Sarebbero stati dei giorni interessanti. Si incamminò verso il bosco, lo attendevano circa sei ore di cammino, ma fortunatamente non era solo. -Chissà se incontreremo qualcuno, eh Fratello?- A chiunque lo avesse visto sarebbe parso che Vind parlasse da solo, ma nella sua testa c'era una voce fredda e tranquilla con cui poteva conversare. -Non ne ho idea, ma non sarebbe male se ci fosse un bel gruppetto di Ninfe... Quelle sono proprio carine!- A Vind venne la bava alla bocca al pensiero di un piccolo gruppetto di fanciulle dai lunghi capelli e dalle forme abbondanti coperte solo da veli semi-trasparenti. Continuando a camminare fantasticando arrivò senza accorgersi del passare del tempo al bosco. Scrutò tra gli alberi e con tono malinconico si rivolse al fratello. -Non mi ricorda molto la nostra antica casa... Forse perché c'é poca vita, ma non é tanto ma...!- Nemmeno il tempo di finire la frase che venne interrotto dal fratello che stranamente sembrava abbastanza agitato. -Non vedo nemmeno la fottuta ombra delle Ninfe!!- Vind si alterò sentendo il tono del fratello. -Ma che vuoi? Anche il tappeto rosso come hanno i nobili? A noi hanno detto che c'era il bosco, non che c'erano le Ninfe!-
Is si zittì, probabilmente era rimasto deluso ma Vind non poteva saperlo, dopotutto erano due menti separate.
Vind iniziò ad inoltrarsi nel bosco e dopo circa un ora di cammino decise di fermarsi in uno spiazzo molto buio largo circa sei metri. Vind e Is non amavano molto il sole e tantomeno ne avevano bisogno per vedere. Circa 30 metri più avanti vide fermarsi qualcuno. Prese una mela e si avvicinò al misterioso figuro cercando di non farsi vedere. Già da quella distanza pareva una fanciulla, coi capelli lunghi. Fece molto rumore e quella di girò. Era davvero una ragazza ed era molto bella. Aveva un abito che le copriva solo i fianchi e la parte superiore del busto, lasciando comunque in evidenza un non indifferente seno. Vedendola a Vind venne la bavetta, se fosse riuscito a conoscerla avrebbe passato la sua piccola vacanza nel bosco assieme a qualcuno che non fosse suo fratello. La vide sedersi. Diede un morso alla mela e cominciò a camminare verso sinistra, deciso ad aggirarla ed arrivarle in fronte. Si muoveva furtivo, con passo leggero, non voleva essere sentito. Si trovava sempre in una zona di penombra dove era più difficile vederlo. Ormai andando dritto le sarebbe dovuto arrivare davanti. Così si avviò con passo deciso. Dopo una ventina di alberi le arrivò vicino. Si accovacciò e si rivolse a lei con tono gentile. -Ehi, ciao... Per caso di sei persa?-
 
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view post Posted on 5/1/2011, 13:55
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Mi ero ormai persa nei miei pensieri e continuavo a riflettere sul da farsi e su cosa mi circondava,ma pian piano persi la mia preoccupazione sul fatto che mi ero persa,mi domandavo come stavano i miei genitori e per quale motivo mia madre mi dovesse odiare in quella maniera. Cominciai a canticchiare una canzone che mi aveva dedicato il mio migliore amico per sentirmi più vicino a qualcuno e pensare a qualcosa che mi rendeva felice.
Passarono un po' di ore forse e continuavo a stare seduta a canticchiare e inventarmi alcune volte le parole della canzone per sdrammatizzare la mia situazione.
Ad un certo punto,sentii in lontananza qualche rumore e poi vidi avvicinarsi a me un ragazzo ,di non so che età. Non gli rivolsi lo sguardo,cercai di fare l'indifferente,ma a quanto pare non riuscii a far finta di niente,tanto che lui mi rivolse la parola:
-Ehi, ciao... Per caso ti sei persa?-

Alzai il volto un po' stanco e lo guardai,non sapevo se rispondergli o pure no il saluto e rispondergli alla domanda. Riflettei su cosa mio padre mi aveva sempre detto:
non rivolgere la parola agli sconosciuti.
Ma quando lui mi faceva questo avvertimento avrò avuto solo 5 anni e di certo ormai ero cresciuta e potevo cavarmela da sola senza che mio padre mi aiuti e mi difenda...
-Hem ... HEI!-
Non ero proprio capace di socializzare con i maschi,per me erano su un altro mondo e io dovevo urlare per farmi sentire da loro a causa della nostra lontananza.
-Si in teoria mi sarei persa,non credo di conoscere questo luogo,però riesco benissimo a cavarmela da sola signore!-
Mi alzai velocemente in piedi,strinsi la mano del ragazzo in modo un po' rigido e imbarazzato, e dopo un profondo respiro gli rivolsi un sorriso.
-Piacere!-
''Oh no... ci si rivolge così a un ragazzo?''
 
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view post Posted on 8/1/2011, 02:10
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Tixend, per chi si ricorda ancora

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Non terminò nemmeno la canzone, la noia e lo sconforto per essersi inevitabilmente perso presero il sopravvento sulle note, quindi ripose con la maggior cura possibile la sua chitarra, si alzò e s'incamminò verso un sentiero che sembrava più aperto degli altri.
Non molto tempo dopo, sicuro di aver trovato la strada teoricamente, avvistò una radura, poi udì una voce femminile, limpida e acuta.
Senza rendersene conto, aumentò la velocità del passo, evitando più volte di incespicare tra le radici superficiali e i legni.
Non aveva contatti umani, o per meglio dire normali, da un po' di tempo, ormai, un po' per la sua bizzaria della sua tunica, un po' per il suo comportamento, un po' per la sua faccia sciupata e non certo rassicurante.
Finalmente, raggiunse la radura, e a quanto c'erano ben due elfi uno davanti all'altra, uno il cui viso era giò noto, l'altra una ragazzina dalle evidenti orecchie a punta, e la pelle efebica.
Magari loro sapevano da che parte fosse Inismir, città mitica degli elfi.
Magari ci scappava un tozzo di pane e un po' di compagnia.
Da quanto capì, erano alle presentazioni.
Non sapeva se gli elfi fossero una razza solidale con quelle diverse da loro.
Stette un po' là, incerto sul dafarsi, esitante.
La prima cosa a cui pensò fu se si sarebbero spaventati.
Il Santo appariva come una specie di taglialegna in tunica sperdutosi anni or sono nei boschi, con quei capelli che ormai stavano diventando come quelli degli uomini dell'isola di Iamaica, ricci inturcuniati fra loro, fino a farli diventare piccole treccie che si ergevano come cornicchiole ai lati del capo.
La barba, ormai, era cresciuta scombinata e incolta.
La sua stazza incuteva una certa soggezione, anche se dei suoi originari novanta chili, restavano gli ottanta quattro da denutrizione e il petto, ben largo, sorreggeva le grandi spalle, abbassate un po' dalla chitarra e dalla fatica.
Se i due giovani elfi sarebbero scappati, non li avrebbe certo biasimati.
Ebbene, il Santo si fece avanti nella radura , sperando di non fare da terzo incomodo, e con voce bassa e roca, causa del freddo che aveva preso, disse:

- Buongiorno - S'interruppe, per osservare la scena.
- Scusate se vi interrompo, sapreste, per caso, dov'è Inismir, la città degli Elfi? - Continuò. - Ho paura di essermi perso, potreste condurmi o, in tal caso, farmi uscire da questa labirintica foresta? -
Aspettò la reazione degli Elfi, sperando che la faccia nota lo riconosca.
 
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